20/09/13

Prospettiva e profondità

Ieri sera un mio carissimo amico, che per troppi anni anni avevo perso di vista, mi ha detto guardandomi negli occhi: “Carlo sei diverso, cambiato e molto più cinicamente ironico”.
Ora, è chiaro a tutti, che tra noi maschietti o uomini duri è cosa rara parlare di cose viscerali, caratteriali o lontanamente psicologiche e quando questo accade mi lascia sempre sorpreso.
Non so com'ero, non sta a me dirlo, di sicuro ho molta meno PAURA.
Sarò cresciuto, maturato o invecchiato chissà...sarà che certe botte nella vita ti levano di colpo i lustrini, seghe mentali o stupidi sogni ad occhi aperti, facendoti piantare i piedi a terra, a volte nel fango (a volte affogando in uno stagno) ma quando riesci miracolosamente a rialzarti il mondo si mostra con le giuste distanze.
I pittori del'400 fiorentino re-inventarono la prospettiva dando una inimmaginabile profondità allo spazio.
PROSPETTIVA e PROFONDITA'...che straordinaria rivoluzione!
Tutto era già lì davanti agli occhi, ogni santo giorno, eppure sembrava qualcosa di impossibile da cogliere. Fu necessaria la lucida follia di qualche geniaccio toscano con il pennello in mano per renderla visibile e trasformarla in una semplice chiave di lettura per interpretare il mondo. Quante manie e paure avessero intimamente questi artisti si può leggere nei loro diari, eppure attraverso uno straordinario processo creativo, l'arte e gli artisti fecero fare un passo in avanti all'umanità.
La PAURA. Credo che tanto dipenda da questo. Quante paure abbiamo inconsciamente e quotidianamente? Quante paure ci bloccano, ci fanno sentire frustrati o inadeguati? Ognuno ha le sue: c'è chi ne ha tante, chi finge di averle pochissime e chi semplicemente e legittimamente evita di pensarci. Tutto va bene, finchè le cose funzionano, poi arrivano le crepe, le pareti cominciano a sgretolarsi e il mondo sembra crollarci addosso. La quotidianità, i problemi sul lavoro, il tuo capo rompicoglioni, il marito sul divano, i sogni falliti, la moglie in crisi, la fila alla posta, i mutui in banca, i figli che crescono, la politica ridicola, la cronaca impazzita... il mondo sembra un girone infernale.
Gli orizzonti si accorciano, i problemi ti si attaccano alla faccia e di nuovo manca la distanza. La PROSPETTIVA.
-Allora che fare caro sapientone?
Non lo so.
Magari possiamo decidere di drogarci e ubricarci all'infinito (che comunque restano piacevoli diversivi), possiamo pensare di vincere al Gratta e vinci e trasferirci su un'isola, possiamo pensare di diventare una velina, un calciatore o un attore anche senza talento, oppure cercare la PROFONDITA' delle cose, lo ”sfumato” di Leonardo, il reale sognato.
Ma come farlo se tutto intorno è pesante?
Alcuni anni fa uscì un bel libro con un gran titolo: “L'insostenibile leggerezza dell'essere”, magari cercare di riprendere la leggerezza nelle cose potrebbe essere una strada. Ma non la leggerezza vuota e piatta, non la canzone già sentita, perchè questo è di nuovo qualcosa figlio della paura dell'ignoto. No, la leggerezza della profondità. La leggera-grandezza di un racconto di uno scrittore triestino ambientato in una ventosa giornata invernale, il mistero di una canzone mai ascoltata che ti colpisce nel profondo, una tela colorata che pur lasciandoti perplesso ti si attacca alla vita come una visione.
Piccoli e infinitesimali passi verso territori nuovi, ignoti e misteriosi, allora si che il mondo offre orizzonti diversi. Allora si che cominciano ad allentarsi i fili terribili delle paure. Un passo verso la “spaventosa” zona dell'ignoto dove tutto può succedere ma che tanto può sorprendere e farci sentire vivi. Ogni processo creativo (e non è necessario essere artisti) ci permette di sperimentare vie alternative della nostra esistenza. Creare qualcosa. Che sia lavorare il legno, scrivere una canzone, dipingere, superare i propri limiti in una maratona, mettersi a nudo su un palcoscenico, tutto concorre ad un nostro processo evolutivo e vitale. E lì, credo, che ci misuriamo come uomini e donne, capaci di lasciare qualcosa di importante.
Forse sono soltanto belle parole, figlie di fantasie psichedeliche oppure semplicemente è dove mi trovo ora, cinicamente ironico o forse più consapevole.
Comunque grazie mio caro amico, nonché talentuoso batterista, grazie per le belle parole.


"Every day is new again/every day is yours to win/and that's how heroes are made/I wanted to win/so I said it again/That's how heroes are made" (Michael Stipe)


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